Mese ignaziano
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Gli esercizi spirituali di 30 giorni: una forte esperienza di silenzio e di preghiera personale, per discernere la volontà di Dio nella propria vita, specialmente in occasione di svolte importanti.
Il mese ignaziano, oltre le istruzioni date passo dopo passo, prevede un accompagnamento personalizzato quotidiano.
Forse sei interessato a ritiri più brevi?
Eminenza tutti la conoscono come un noto canonista al servizio della Sede Apostolica fin dai tempi di Giovanni Paolo II ma pochi sanno che lei è anche un’autorevole guida spirituale ed esperto del Mese ignaziano (il famoso percorso spirituale del santo di Loyola da sperimentare in quattro settimane). Ci può indicare quali frutti può dare questo tipo di esperienza?
Il Mese di esercizi, insieme all’insegnamento e alla Messa e alle confessioni ogni domenica nella parrocchia di San Saba all’Aventino a Roma, è stata un’attività pastorale che dal 1977 fino ad oggi ho sempre mantenuto. La prima volta che ho dato il Mese è stato ad un diacono che ora è vescovo di una diocesi d’Italia. Fu lui a chiedermi di accompagnarlo in tale esperienza. Non avevo altra preparazione che l’aver fatto il Mese in noviziato e gli otto giorni ogni anno. Mi fidai di Dio. I frutti spirituali che vidi allora in quell’esercitante, e che ancora permangono, e la consolazione interiore che il Signore mi diede, mi persuasero a rendermi disponibile se qualcun altro me lo avesse chiesto.
Ogni anno diedi il Mese a uno o due o tre persone, religiosi e religiose, laici e laiche, finché non mi fu chiesto, nel 1990, dal Seminario Romano di dare ogni anno il mese ad un gruppo di seminaristi. Ho mantenuto quest’impegno per trenta anni, anche durante il mio rettorato alla Gregoriana (2004-2010), sebbene mi comportasse sacrificio, perché ho sempre ritenuto fondamentale una formazione spirituale dei seminaristi basata su un’esperienza profonda di preghiera, nell’apprendimento di un metodo sperimentato, quale quello degli Esercizi ignaziani, e nell’acquisizione del discernimento spirituale come pratica di vita. E ancora oggi dedico il mese di agosto per questo tipo di esperienza spirituale.
Qual è, a suo giudizio, il segreto più grande che custodisce questo tipo di pratica di orazione?
Certamente uno dei frutti che ho potuto cogliere in tanti anni di esperienza in chi pratica gli Esercizi spirituali e in modo speciale il Mese ignaziano è sicuramente quello di apprendere come integrare tutta la propria vita, con i suoi aspetti positivi luminosi, ma anche quelli negativi, di sofferenza e di tenebre, segnati dal peccato, e sperimentare che tutta la propria esistenza, e non un’altra, è amata da Cristo, fino a dare la vita per essa. Altro frutto, nella pratica del metodo di preghiera proposta da sant’Ignazio, è l’apprendimento del linguaggio di Dio, quindi del discernimento degli spiriti, proprio attraverso l’esperienza della desolazione e della consolazione.
La settimana di ritiro spirituale per la Curia Romana fu istituita da papa Pio XI con l’enciclica Mens Nostra (1929). Papa Ratti spiegò in quel frangente che gli Esercizi Spirituali (in particolare quelli ignaziani) costringono «l’uomo all’interiore lavoro dello spirito alla riflessione, alla meditazione, all’esame di se stesso».
Certamente ciò che diceva Pio XI è vero. Gli Esercizi ignaziani sono un metodo che la persona deve apprendere ad applicare e a saper usare, senza assolutizzarlo, altrimenti diventa un impedimento all’azione della grazia. È un’attività d’introspezione compiuta insieme allo Spirito. Si tratta di un lavoro spirituale non psicologico, anche se i due campi non sono separati, sebbene distinti. Gli Esercizi alternano tempi di contemplazione – uscire da se stessi – per immergersi nel mistero di Dio, nel mistero di Cristo, e momenti di introspezione, di esame di sé e della propria azione – rientrare in se stessi – per scoprirsi amati da Dio così come si è. In questo si apprende ad essere contemplativi anche nell’azione.
Papa Francesco in molti atti del suo magistero ordinario ha parlato dell’importanza del discernimento. Dal suo punto di vista quali doni interiori in un autentico «discernimento degli spiriti» come ci indica Ignazio si possono raccogliere in questa “breve” settimana di Esercizi?
Se la persona entra anche per solo cinque giorni di Esercizi con una buona disposizione all’azione della grazia, certamente può almeno individuare quali sono gli attaccamenti che al momento gli impediscono il progresso spirituale: attaccamenti ai beni materiali, alla “vana gloria del mondo”, a quella che papa Francesco chiama la “mondanità spirituale”, alle proprie idee e progetti, alla propria valutazione della situazione attuale del mondo e della Chiesa, alle proprie comodità, ecc. Se li individua sinceramente, almeno sorgerà nell’esercitante il desiderio di distaccarsene. E se il desiderio è sincero inizierà un cammino di liberazione.
fonte: avvenire.it